Quando Andrea Canevaro ci ha invitato a lavorare su una immaginaria valigia che contenesse le parole-strumenti, utili al nostro lavoro quotidiano di insegnanti di sostegno, avevo il compito di condurre, in questa curiosa ricerca, un gruppetto di colleghi.
Ripensando alle parole di un altro maestro, Orazio Costa, sulla potenza della metafora, proposi di avviare la ricerca di un’immagine-metafora, che ci avrebbe svelato risvolti inesplorati della parola-strumento: “INCLUSIONE“.
La mia ricerca personale. “INCLUSIONE“, che strana parola… così inflazionata in ambito scolastico. Con le sue tetre assonanze con la parola “re-clusione”, con il senso di chiusura che mi evocava il segno con cui, spontaneamente, l’avrei tradotta in LIS ai miei studenti sordi! Con i suoi risvolti concreti: difficili ed intriganti.
Ero alla ricerca di un’immagine efficace, parlante, suggestiva, densa come quella che ci aveva proposto Canevaro per la parola INTEGRAZIONE: un’immagine a colori, dettagliata, dell’esteso apparato radicale di un albero robusto, dalla folta chioma aerea su un cielo azzurro.
L’integrazione, qualcosa che permette di radicarsi, di nutrirsi, di crescere, qualcosa di nascosto e “underground”, senza cui quello che ci appare ai sensi, la vita dell’albero sociale, non potrebbe esistere…
diversi tutti 